La delegazione guidata da Daniela Donetti, Direttore Generale della Asl di Viterbo: “si sta operando, ma ancora senza una costruttiva logica di rete. l’importanza della medicina generale e dei sistemi diffusi di monitoraggio”.
“La violenza di genere è un fenomeno diffuso, trasversale tra i diversi status sociali, e complesso necessita di risposte di sistema uniformi e coese su tutto il territorio nazionale.
Se da una parte possiamo constatare che tutte le regioni negli ultimi 15 anni hanno approvato
almeno una legge sulla materia, dall’altra non possiamo che segnalare le differenze significative per
quanto attiene i provvedimenti d’attuazione e la tipologia degli interventi in un contesto normativo
relativamente giovane. Non si possono negare i miglioramenti e l’aumentata attenzione verso il
problema, ma dobbiamo constatare i limiti che ancora è necessario superare. La formalizzazione di
numerosi protocolli interistituzionali ha facilitato il lavoro in rete (tra servizi sanitari, sociosanitari,
forze dell’ordine e Enti Locali) ma ancora oggi l’anello più debole è rappresentato dalle risposte
sociali territoriali spesso frammentate o insufficienti”: l’ha affermato stamane Daniela Donetti
(Direttore generale dell’ASL di Viterbo) intervenendo in rappresentanza di Federsanità all’Audizione
presso la Commissione d’inchiesta del Senato sul femminicidio nonché su ogni forma di violenza di
genere. Con lei in delegazione Maria Pia Ruggieri Direttore del Pronto Soccorso dell’AO San Giovanni
Addolorata.
L’audizione, aperta dall’intervento inaugurale della presidente, senatrice Valeria Valente, ha messo
a fuoco nelle parole di Daniela Donetti il tema delle risposte territoriali frammentate: “Le cause di
questa parcellizzazione possono essere diverse, tra queste la scelta degli Enti locali di investire
principalmente sul volontariato e una eterogeneità della programmazione delle Regioni nelle misure
di progettazione e finanziamento. Pur se la formazione è un tema ricorrente, non vi è evidenza dello
sviluppo di metodologie e strumenti operativi socio-sanitari confrontabili, quali buone prassi e linee
guida con un’attività formativa multiprofessionale, interdisciplinare e continua che sia codificata ed
uniforme sul territorio nazionale, che punti in maniera particolare alla promozione delle soft skill,
alle abilità comunicative e relazionali”. Rispetto alla scarsa emersione del fenomeno, i servizi sanitari
detengono – ha sottolineato la DG dell’ASL di Viterbo – un ruolo centrale in quanto sono quelli presso
cui le donne accedono in misura prevalente, ma è ancora il Pronto Soccorso il luogo dove si intercetta
la violenza che quando qui arriva ha già avuto esiti importanti. In questo senso la “centralità delle
Medicina Generale nelle reti inter-istituzionali, nei tavoli di lavoro e nelle equipe multidisciplinari
potrebbe infatti garantire una precoce intercettazione delle situazioni a rischio”.
L’intervento di Daniela Donetti – che, ricordiamo, nel mese di marzo-aprile ha lanciato la campagnaLottocontrolaviolenza che, con il supporto di Federsanità sul territorio nazionale, ha coinvolto oltre 130 partner e sostenitori con il patrocinio di Anci Nazionale – si è concluso ricordando che “per
attivare sistemi di prevenzione efficaci anche con azioni proattive, che includano oltre alle istituzioni
e associazioni tutti gli attori sociali (es. scuole) si ritine sottolineare la necessità di sviluppare un
sistema di monitoraggio omogeneo del fenomeno misurando anche le performance dei percorsi
integrati; in questo contesto gli Osservatori Regionali, ed a seguire quelli Provinciali, potrebbero
diventare una realtà importate per programmare azioni proattive e coordinate su tutto il territorio
nazionale intervenendo non solo sul contesto sociosanitario ma realizzando interventi di sistema in
tutte le politiche in modo trasversale”.
Maria Pia Ruggieri ha aggiunto: “La formazione dei professionisti in PS, multidisciplinare e multiprofessionale, è un intervento necessario per acquisire competenze sia nella gestione clinica che medico-legale e, ancor più importante, nell’ umanizzazione della cura alla vittima. Altrettanto importante è codificare la cartella clinica in chiusura con un codice specifico sia per la violenza conclamata che per la violenza sospetta: questo permetterebbe di tracciare i flussi da PS. Infine il vero contrasto alla violenza è la formazione delle generazioni future alla non violenza, in ambiente scolastico, sportivo, ricreativo, ovunque”.