Il nuovo scudo penale per i medici, approvato dal Governo, limita la responsabilità penale alla colpa grave, riducendo il contenzioso e la medicina difensiva. Secondo Federsanità, è un passo avanti per la tutela dei professionisti e l’efficienza del sistema. Solo il 3% dei procedimenti si conclude con condanna. La misura rafforza il Ssn puntando su fiducia, sicurezza e qualità.
“Un intervento significativo a sostegno del Servizio sanitario nazionale e dei suoi professionisti, in quanto volto a garantire condizioni di maggiore serenità e sicurezza a chi è impegnato quotidianamente nella tutela della salute pubblica”: così Fabrizio d’Alba, Presidente di Federsanità, in relazione alla recente approvazione, da parte del Consiglio dei Ministri, del cosiddetto scudo penale per i medici, provvedimento che individua nella colpa grave il criterio di riferimento per la valutazione della responsabilità penale dei medici e che si colloca in continuità con il quadro normativo introdotto dall’articolo 590-sexies del Codice penale, previsto dalla legge n. 24/2017 (legge Gelli-Bianco).
“Le statistiche disponibili – ha detto il Presidente d’Alba – dimostrano che soltanto il 3% dei procedimenti giudiziari avviati nei confronti dei medici si conclude con una condanna, mentre il 97% termina con archiviazione o assoluzione piena. L’intervento normativo approvato dal Governo si configura dunque come un passo avanti fondamentale nella direzione di una maggiore razionalizzazione del sistema, riducendo il ricorso al contenzioso giudiziario e offrendo ai professionisti sanitari strumenti più chiari e adeguati per l’esercizio delle proprie responsabilità. Tale misura consente inoltre di rafforzare il patto di fiducia tra cittadini, istituzioni e operatori sanitari, riconoscendo l’impegno, la competenza e la dedizione con cui il personale medico affronta situazioni spesso complesse e ad alto rischio”.
Dal punto di vista della governance delle Aziende sanitarie, il provvedimento non solo risponde all’esigenza di contenere il numero dei procedimenti giudiziari, con benefici in termini di efficienza del sistema, ma si configura anche come un efficace strumento di prevenzione rispetto al fenomeno della medicina difensiva. Quest’ultima, come noto, incide negativamente sia sulla qualità delle cure, sia sulla sostenibilità del sistema sanitario, generando costi aggiuntivi e spesso inutili.
“In questa prospettiva, lo scudo penale si presenta come un tassello importante all’interno di un più ampio percorso di rinnovamento del Servizio sanitario nazionale che dovrà proseguire – ha concluso il Presidente di Federsanità – attraverso interventi di rafforzamento organizzativo, innovazione tecnologica e valorizzazione delle competenze professionali. Si tratta di un’occasione per promuovere un modello di sanità capace di coniugare responsabilità, sicurezza e qualità delle prestazioni, nel pieno rispetto dei diritti dei cittadini e delle garanzie per i professionisti e del management che governa le strutture”.