Il protocollo che avrà durata triennale punta a promuovere attività e azioni sinergiche verso la popolazione più fragile e “favorire ulteriormente l’accesso ai servizi sanitari e la fruizione degli stessi per attività di interesse comune”
“Promuovere attività ed azioni sinergiche in favore delle fasce più deboli di popolazione e contribuendo alla realizzazione del comune scopo di favorire ulteriormente l’accesso ai servizi sanitari e la fruizione degli stessi per attività di interesse comune”.
Questo l’obiettivo del Protocollo di Intesa, con durata triennale, sottoscritto dall’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani” Irccs e dall’Istituto Nazionale per la Promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della Povertà.
I due istituti, si legge nell’accordo sottoscritto dai direttori generali dell’Inmi Spallanzani Angelo Aliquò e dell’Inmp. Cristiano Camponi, “intendono dare corso anche a progetti innovativi e pilota che riguarderanno attività, servizi ed iniziative volti a migliorare lo stato di salute delle persone e delle comunità, proteggere la vita e dare assistenza sanitaria e socio-sanitaria alle fasce più deboli della popolazione, ad anziani fragili, ai senza dimora, a persone con disabilità mentale e disagio psichico, migranti, richiedenti asilo e rifugiati”.
I campi di attivazione del Protocollo d’intesa riguardano nello specifico i seguenti ambiti e attività di collaborazione:Contrasto alle disuguaglianze di salute:
– Progettazione e sperimentazione di modelli innovativi di assistenza sanitaria e socio-sanitaria di qualità a vantaggio di soggetti in stato di particolare vulnerabilità socio-economica e attività di collaborazione per attività di screening e presa in carico in soggetti hard to reach anche con l’utilizzo dell’unità mobile dell’INMP;
– Supporto e collaborazione nei percorsi di presa in carico in campo infettivologico, ginecologico, dermatologico e nei percorsi di tutela della salute di genere per i pazienti migranti con l’intervento di mediatori transculturali antropologi e assistenti sociali;
– Attività di collaborazione in ambito clinico, anche attraverso il teleconsulto.Ricerca:
– Sviluppo di progettualità di ricerca medica e biomedica su tematiche di interesse comune;
– Condivisione di dati disaggregati per le attività inerenti le ricerche sulle disuguaglianze socioeconomiche nella salute.
Progettazione e partnership:
– Partecipazione congiunta ad attività progettuali nell’ambito dei programmi e progetti di servizio civile universale, in ambito epidemiologico, di ricerca e di cooperazione sanitaria nazionale ed internazionale.
Formazione e comunicazione:
– Realizzazione di attività formative del personale sanitario di INMP e INMI nei reciproci campi di attività, incluso la l’organizzazione di meeting ed eventi scientifici;
– Progettazione di percorsi formativi, ECM e non, con possibilità di collaborazione anche mediante lo scambio di docenti;
– Utilizzo e promozione degli strumenti digitali di informazione e alfabetizzazione sanitaria (app, portali, siti web)
I referenti per l’Inmi sono la dr.ssa Valentina Mazzotta della UOC Immunodeficienze Virali per l’area della prevenzione, diagnosi e cura di HIV e IST, e la dr.ssa Francesca Faraglia, della UOC Malattie Infettive ad Intensità di Cura per l’area delle malattie infettive emergenti e sanità internazionale.
“Siamo felici e orgogliosi di aver sottoscritto questo accordo. La collaborazione tra istituzioni pubbliche dovrebbe essere la normalità di un sistema sanitario nato per avere cura della salute di tutte le persone, per offrire servizi equi a beneficio soprattutto dei più fragili” ha sottolineato il Direttore generale dell’Inmi Spallanzani, Angelo Aliquò.
“Suggellare questo accordo di collaborazione con un Istituto di ricerca e assistenza così prestigioso come lo Spallanzani è per noi motivo di profonda soddisfazione – ha dichiarato il Direttore Generale dell’Inmp, Cristiano Camponi – l’Inmp metterà a disposizione la sua esperienza e le sue competenze per l’elaborazione e l’attivazione di modelli di presa in cura che contribuiscano ad aumentare l’efficacia e la sostenibilità degli interventi socio-sanitari, in particolar modo quelli rivolti alle fasce più vulnerabili della popolazione”.