Una terapia d’attacco esterna alla sanità per realizzare un vero cambiamento basata su nuove regole, diverse da quelle del sistema in cui ci troviamo ad operare da trent’anni. Questa la ricetta di Federsanità per favorire la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale e garantire la rete di servizi per la salute dei cittadini nel prossimo futuro. Ad illustrarla è stata Tiziana Frittelli, Presidente Nazionale di Federsanità e Dg dell’AO San Giovanni di Roma, nel corso dell’evento inaugurale del Forum Risk Management 2023, che si apre oggi ad Arezzo.
“Sono sei le azioni esterne al perimetro della rete dell’assistenza strettamente sanitaria che potrebbero dare nel breve termine e con risultati immediati – ha sottolineato la Presidente Frittelli – un supporto alla rivoluzione della presa in carico della popolazione: il finanziamento strutturale dei Leps (livelli essenziali delle prestazioni sociali) che consenta un investimento omogeneo in tutto il Paese nei servizi sociali territoriali, per promuovere una reale integrazione socio-sanitaria; la disponibilità di risorse sufficienti per l’attuazione del Piano della non autosufficienza previsto dalla legge 33 del 2023 con la realizzazione, prevista dalla legge delega, di un sistema nazionale che monitori la presa in carico; l’emanazione dei decreti attuativi della legge delega sulla disabilità (già approvato il primo decreto dal CDM); un concreto impianto di servizi a sostegno della famiglia e di incoraggiamento alla natalità; programmi scolastici che includano la promozione di sani stili di vita e, infine, la revisione della legge sulla responsabilità professionale sanitaria”.
Abbiamo difronte uno scenario che presenta alcuni vincoli di contesto che sono immodificabili e decisamente condizionanti. Primo fra tutti l’invecchiamento della popolazione: il Report Istat del Settembre 2022 indica che nel 2050 saranno + 34,9% le persone con oltre 65 anni e, l’anno prima il 2049, potrebbe essere l’anno in cui i decessi probabilmente doppieranno le nascite. E’ soprattutto questo dato che deve farci riflettere su quale possa essere in futuro la sostenibilità del sistema di welfare del nostro Paese. Poi c’è il vincolo delle risorse. “Lo ha ben descritto il 18esimo Rapporto CREA Sanità: se si volesse colmare il gap di professionisti sanitari necessari (rispetto ai parametri degli altri paesi europei) – sottolinea la Frittelli – mantenendo le attuali retribuzioni medie, sarebbe necessario aumentare la spesa corrente del Ssn di 30,5 mld. Se, oltre l’aspetto meramente numerico, si volesse considerare anche la rivalutazione delle retribuzioni, l’onere per la spesa corrente del Ssn crescerebbe ad 86,4 mld”.
Le domande che dobbiamo porci sono: si può affrontare un contesto così complesso con gli stessi schemi organizzativi? Quali cambiamenti sono necessari per uno sviluppo sostenibile, in un contesto di investimenti da mettere a terra e dettati dalla tabella di marcia del PNRR?
“Dobbiamo partire necessariamente da una revisione del modello di presa in carico e, in questo senso, dalla revisione del dm70 in relazione al dm 77. Devono, inoltre, essere chiare le regole di programmazione dei fabbisogni – ha detto la Presidente – la formazione professionalizzante, l’acquisizione del top e del middle management e la valorizzazione dei professionisti in uno scenario in cui devono essere definiti i ruoli professionali e i setting sul territorio, in raccordo con un sistema ad oggi ospedalocentrico. Lo skill mix change deve essere preceduto ed accompagnato da processi formativi proprio perché i profili professionali necessari per governare l’innovazione al momento sono assenti nel panorama sanitario. Pensiamo soltanto alla transizione digitale, all’interoperabilità dei sistemi informatici e alla capacità di ridisegnare i flussi con l’utilizzo del FSE o delle piattaforme di teleassistenza”.
La strada da intraprendere con urgenza per Federsanità, rispetto a questo scenario, non può che avere il suo punto di partenza in un approccio integrato, interconnesso e di continuità tra i diversi setting sanitari e socioassistenziali. La richiesta di assistenza è, infatti, spesso legata a un complesso di patologie, a volte correlate con forti caratteri di non autosufficienza o di disabilità, oppure di fragilità segnate da forte disuguaglianza sociale, con problematiche spesso legate al lavoro, all’istruzione, all’abitazione.
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