Una raccolta di “lettere aperte” scritte dalle Direttori generali donne di aziende sanitarie ed ospedaliere: sono le testimonianze che narrano la complessità della gestione e riorganizzazione di interi ospedali, servizi ambulatoriali, percorsi di assistenza nell’ultimo anno e mezzo, ma con un sguardo rivolto al futuro e alle prospettive di sviluppo e innovazione del nostro Ssn.
Una iniziativa targata Federsanità e presentata in occasione del Forum Risk Management ad Arezzo
“Caro Ssn ti scrivo perché...” questo l’incipit che apre ciascun contributo. Unico il filo comune: è il momento di avere idee chiare e grande determinazione per realizzare un modello diverso di prossimità. Vanno superati steccati culturali, organizzativi e di ordine professionale.
“Se il paradigma che dobbiamo attuare è quello One Health, quindi della salute come mainstreaming – ha sottolineato Tiziana Frittelli Presidente nazionale di Federsanità e Dg dell’Ao San Giovanni Addolorata di Roma – allora possiamo rappresentare la differenza nei luoghi dove le decisioni vengono assunte e sulla possibilità che queste possano avere un impatto di efficacia sulla collettività. Non è per nulla una rivendicazione della parità di genere, anzi! Si tratta di valorizzare ed evidenziare come la capacità di fare rete, quella di ascoltare e confrontarsi possa contribuire a portare gli obiettivi a meta, soprattutto in un contesto di innovazione come quello dei progetti e delle riforme previste dal Pnrr. Il peso attribuito dalle missioni 5 e 6, al domicilio e al territorio, comporta un cambiamento radicale della percezione e delle abitudini sia dei professionisti sia degli utenti”.
Tutti i contributi, delle donne manager saranno raccolti in una pubblicazione che si pone come obiettivo la raccolta di esperienze dirette per dare un contributo in termini di testimonianza e valorizzazione di buone pratiche realizzate facendo sì che vengano trasformate in modelli diffusi e condivisi.
Vediamo in sintesi alcuni estratti della pubblicazione
“Caro Ssn, l’esperienza pandemica ha fatto emergere quanto sia importante saper rispondere prontamente e in modo affidabile ai bisogni informativi dell’utenza – ha scritto Maria Paola Corradi, Direttore generale di Ares 118 – e avere un punto di ascolto capace di decodificare i bisogni di salute emergenti. L’importanza della rete territoriale efficace in grado di coordinare ed integrare i servizi ospedalieri, i servizi sanitari locali e i servizi sociali rispetto alle esigenze del singolo paziente; ridurre le significative disparità territoriali nell’erogazione dei servizi, in particolare in termini di disponibilità e accessibilità alle prestazioni; fare della prossimità e della continuità assistenziale la propria peculiarità”.
“Caro Ssn ti scrivo perché la pandemia ha dimostrato la necessità di sviluppare servizi più vicini alla gente, servizi che siano garantiti universalmente, in modo uguale ed equo per tutti. Si dice – ha scritto Eva Colombo Dg Asl di Vercelli – che la medicina territoriale è la porta di accesso al servizio sanitario, ma, ad oggi, purtroppo l’assistenza territoriale non riesce a filtrare l’accesso nei pronti soccorso, dove arrivano persone che dovrebbero risolvere il loro problema relazionandosi con il Mmg. Il Pnrr vede nelle Case della Salute, dove i professionisti dovrebbero operare in équipe, con un approccio integrato alla persona, una soluzione al problema della medicina territoriale”.
“Caro Ssn, storicamente il mondo ospedaliero presenta antagonismi al proprio interno tra le categorie di professionisti che lo compongono. L’esperienza pandemica vissuta – scrive nella sua lettera Francesca Milito Dg della Asl Roma 3 – ha dato evidenza della capacità da parte di tutti i professionisti di integrare le proprie abilità e competenze in una logica di sistema multidisciplinare finalizzato a prendere in carico l’utente per la somministrazione del vaccino. L’utilizzo del termine presa in carico assume, in un contesto quale quello pandemico, uno specifico rilievo, anche in ragione della dimostrata capacità da parte dei professionisti di accoglienza, ascolto, supporto verso l’utente spesso dubbioso e timoroso nell’approccio alla vaccinazione”.
“Mio caro Ssn, il 26 febbraio dell’anno 2020 avrebbe segnato per noi l’inizio di un lungo viaggio senza ritorno, la nostra realtà provinciale sarebbe stata travolta, di lì a poco, da uno tsunami senza precedenti, che avrebbe segnato profondamente le esistenze di ognuno di noi, abbattendo le certezze maturate in anni di esperienza sul campo, ridisegnando la nostra concezione di cura, di assistenza, di relazione. Ci siamo dovuti reinventare – ha scritto Maria Capalbo Dg Ao Marche Nord – per affrontare questa nuova sfida, prima come persone, poi come professionisti. Pensavamo di essere preparati, eppure il viaggio si è rivelato fin da subito insidioso e distante da ogni possibile previsione. Dovevamo agire in fretta, il nostro nemico ci ha mostrato da subito le sue armi, potentissime e distruttive, senza che noi avessimo il tempo di conoscerlo e studiarlo. Il viaggio è iniziato così”.
“Caro Ssn ti scrivo che il sistema deve essere in grado di garantire l’avvio di un percorso di cura e di assistenza sulla persona a prescindere dal luogo e dal momento in cui questo si manifesta. Un modello proattivo di Welfare di Comunità in interazione continua – si legge nella lettera aperta di Marinella D’Innocenzo Dg della Asl di Rieti – in cui elementi come l’istruzione, la giustizia, l’ambiente, la tutela delle fragilità e delle conicità siano inserite in un sistema a rete, e che le interdipendenze capaci di garantire la presa in carico, siano adeguate e accessibili ad ogni persona. Un modello in grado di intercettare il bisogno e di gestirlo. Energie in comune che formano e irrobustiscono la rete, impreziosendola di valore sociale e d’importanza all’interno dell’organizzazione generale dei servizi”.
“Caro Ssn, ogni attività umana organizzata (…) fa nascere due esigenze fondamentali e opposte: la divisione del lavoro in vari compiti da eseguire e il coordinamento di questi compiti per portare a termine l’attività. Con queste parole, già nel 1985, Henry Mintzberg, uno dei padri della moderna scienza manageriale trasmetteva il senso della “complessità” insita nella gestione delle aziende. Alle aziende infatti – ha sottolineato nel suo contributo Pierpaola D’Alessandro Dg della Asl di Frosinone – è sempre più richiesto di essere capaci di trovare al proprio interno un equilibrio virtuoso tra i fondamentali fattori della produzione, che rappresentano i micro-cosmi di cui si compone il cosmo aziendale. In particolare alle aziende del settore sanitario, la capacità di interagire non solo in modo virtuoso, ma anche paritetico, con una varietà di stakeholders molto più vasta rispetto a quella di qualunque altra tipologia di azienda (istituzioni, cittadini, forze politiche, imprese, università, organizzazioni di volontariato ecc.) rappresenta un elemento ancor più centrale del modello di business”.
“Caro Ssn ti scrivo per raccontarti il Servizio Iesa (Inserimento Eterofamiliare Supportato di Adulti) che abbiamo attivato nella nostra azienda sanitaria. Mette in atto – ha spiegato Franca Dall’Occo Dg della Asl To3 – un modello di cura della malattia psichiatrica che si basa sull’inserimento assistito dei pazienti nella comunità, attraverso un attento percorso di selezione delle famiglie ospitanti e di formazione degli operatori professionali, che sono supporto costante per gli ospiti e per i pazienti. In questo periodo storico in cui l’organizzazione sanitaria è in profonda trasformazione, con un’attenzione particolare ai servizi territoriali, confermata dalle linee strategiche del Pnrr, lo Iesa rappresenta una soluzione ottimale, in quanto propone un modello che delinea una nuova concezione di welfare”.