Tiziana Frittelli, Presidente Nazionale Federsanità e Dg AO San Giovanni
Addolorata di Roma
Lucia Mitello, Forum professioni sanitarie Federsanità e Direttrice DI.PRO. AO
San Camillo Forlanini
La Monografia di Sanità 4.0, che Federsanità propone quest’anno ha come scopo principale di tratteggiare, sulla base dei mutamenti del quadro demografico, epidemiologico e sociale del Paese Italia, aree di valorizzazione della componente sanitaria all’interno del Servizio Sanitario Nazionale. L’obiettivo della Monografia sarà evidenziare, alla luce dell’implementazione della Missione 6 del PNRR, in quale modo le ulteriori innovazioni hanno impattato sull’assistenza erogata.
I progetti narrano delle sfide e delle opportunità per l’assistenza che gli operatori sanitari di tutte le professioni hanno contribuito a realizzare:
La Monografia, nel merito, coglie la possibilità di declinare una policy di sviluppo nazionale attraverso progetti di miglioramento dell’organizzazione. Essa si pone l’obiettivo di definire la strategia di sostenibilità e sviluppo dei servizi e, conseguentemente, del ruolo dei professionisti negli anni a venire (livello macro), evidenziando esperienze e buone pratiche dell’area socio-sanitaria trasferibili nel contesto sanitario italiano ai diversi livelli (livello micro).
Nel merito specifico, il DM 77/2022 e il PNRR rappresentano una cornice in cui poter disegnare la futura organizzazione del sistema salute italiano attraverso 3 pilastri quali le Case della Comunità, gli Ospedali di Comunità e i COT, che rappresentano la base comune a tutte le Regioni per progettare una sanità di prossimità vicina ai reali bisogni dei cittadini.
Risulta prioritaria la necessità di garantire la continuità dell’assistenza nelle tre declinazioni: relazionale, gestionale ed informativa, prevedendo l’applicazione di percorsi assistenziali condivisi e l’integrazione informativa tra le componenti della medicina convenzionata e la rete distrettuale e ospedaliera per dare corso ad una continuità assistenziale tra ospedale e territorio, finora non resa pianamente operativa. Il succitato decreto definisce quali siano i professionisti che dovranno erogare le cure in tale quadro organizzativo e introducono, come figura fondamentale, l’infermiere di famiglia e di comunità.
Alla luce delle recenti Linee guida EFN per l’applicazione dell’articolo 31 (ai fini del riconoscimento delle competenze previste dalla Direttiva 2005/36/CE, modificata dalla Direttiva 2013/55/CE e di quanto già indicato dal comma 566), appare evidente che il professionista infermiere, generalista o con competenze avanzate sia, nell’attuale quadro di riferimento normativo della professione e nella nuova situazione di rimodulazione dei servizi sanitari, pienamente qualificato per sviluppare il proprio ruolo al servizio della salute, in forma autonoma e integrata, anche nella promozione della salute e nella prevenzione, a livello territoriale e comunitario, che rappresentano elementi centrali nel fornire un’assistenza patient centred care, rispetto al tradizionale approccio biomedico. Tale approccio non può essere che combinato e multiprospettico.
Anche nell’ambito della campagna Our Nurses, Our Future e per celebrare la Giornata Internazionale dell’Infermiere 2023, l’ICN guarda al futuro dell’assistenza infermieristica e sanitaria e presenta una Carta per il Cambiamento, tradotta dalla CNAI (Consociazione Nazionale Associazioni Infermieri), affiliata all’ICN dal 1949, come soluzione possibile alla crisi globale. La suddetta Carta per il cambiamento dell’ICN presenta le seguenti 10 azioni politiche che i governi e i datori di lavoro devono intraprendere sia per creare e sostenere servizi sanitari sicuri, economici, accessibili e reattivi, sia per cambiare il paradigma e allineare gli infermieri affinché siano visibili e apprezzati per la salute delle persone:
Alla luce di quanto previsto sulla carta per il cambiamento dell’ICN, sono evidenti, in campo sanitario, le possibilità di utilizzo e sviluppo di un framework concettuale volto alla concreta applicazione di un sistema user oriented, con il paziente quale centro di ogni processo; il paziente, quindi, non è solo destinatario delle attività sanitarie ma è il fulcro di un sistema a garanzia di un accesso a sistemi di scelte critiche e consapevoli circa lo stato di salute ed il benessere.
Già il framework di policy Health 2020, delineato nel documento European strategic direction for strengthening nursing and midwifery towards Health 2020 goals (Who, 2015), per andare incontro al miglioramento della salute e del benessere dalla popolazione (riducendo le iniquità socio-sanitarie), individua le seguenti 4 aree prioritarie di sviluppo:
a. la promozione dell’innovazione e dell’assistenza evidence based
b. la promozione di ambienti di lavoro positivo
c. skill mix e organici adeguati
d. focalizzazione al miglioramento della formazione per la pratica
L’infermiere di famiglia, anche sulla base di quanto indicato in premessa, dovrà consolidare e sviluppare al meglio le proprie competenze per offrire assistenza sicura e basata sulle prove di efficacia seguendo i seguenti principi cardine:
Per quanto sopra risultano necessari interventi volti a mettere a sistema i diversi quadri normativi e regolatori regionali e nazionali, costruire e sviluppare la capacità di ricerca, una maggiore presenza nell’ambito della policy e una maggiore integrazione sia in ambito sociale che sanitario. Appare, quindi, decisivo, pur nel quadro normativo attuale, il passaggio dall’attuale sistema (forse troppo burocratico e organizzato in settori di interesse non dialoganti quali l’area per le acuzie – ospedali – settore della salute mentale, area sociale, area territoriale, e area di medicina generale) ad un quadro normativo che, partendo dall’individuo e dal suo ruolo (con il suo status bio-psico-fisico) venga evidenziato il ruolo infermieristico e quanto la sua figura vada ad incidere dal self-care, alla cura informale da parte di caregivers, alla medicina generale nelle diverse intensità, alla medicina specialistica e a quella ultraspecialistica.
Quanto sopra, brevemente tratteggiato, è un processo culturale e organizzativo che di fatto necessita dell’adozione di un nuovo linguaggio di comunicazione e relazione tra istituzioni, professionisti e cittadini; in tale quadro crediamo che gli infermieri e le altre professioni sanitarie possano e debbano costituire la cosiddetta chiave di volta. Oltre ai modelli organizzativi è fondamentale delineare obiettivi strategici su cui sviluppare azioni volte al miglioramento della salute e del benessere delle persone, valorizzando al contempo i professionisti della salute ai fini dell’espansione delle competenze e dell’autonomia.
Di seguito alcuni ambiti sui quali sia la comunità dei professionisti che quella civile hanno un pensiero univoco:
Il paziente, come detto, non è più solo attore passivo del processo di cura ma co-protagonista sia nell’esprimere i suoi bisogni assistenziali, che nell’aiutare e facilitare il processo di cura e assistenza. Il ruolo del professionista sarà di ascoltare e coinvolgere il paziente in questo processo. La comunicazione con il paziente deve, pertanto, essere incrementata, sia educando lo stesso all’utilizzo e fruizione di tutte le informazioni in ogni forma prodotte dal SSN, che migliorando l’approccio dei professionisti sanitari e del sistema sanitario stesso ai differenti contesti e individualità. Anche l’assistenza dovrà essere maggiormente individualizzata e flessibile per dare la corretta soluzione al problema del paziente e una soluzione che sia focalizzata sugli effettivi bisogni piuttosto che una soluzione pre-costituita.
Gli obiettivi della Monografia di Sanità 4.0 sono quelli di modificare i sistemi affinché gli utenti abbiano ancora più chiaro il percorso assistenziale, il ruolo dei vari professionisti, le diverse responsabilità dei professionisti sanitari e del personale di supporto, così come:
Svolgere un’analisi delle buone pratiche esistenti a livello europeo, come anche in quelle italiane, appare rilevante per valutare quale siano quelle che, opportunamente contestualizzate nel nostro paese, possano essere implementate; attivare, realizzare una buona pratica non è così facile perché devono essere presi in considerazione, aspetti economici, sociali e di policy. Ciononostante una corretta analisi del setting assistenziale e una attenta comparazione favorisce la visualizzazione degli aspetti essenziali e costituisce un processo certamente composito ma necessario per miglioramento del SSN.