Judo: Un’esperienza di integrazione e trasformazione sociale a Ragusa

Federsanità

Il 23 giugno scorso a Ragusa si è vissuto un momento di gioia collettiva attraverso il passaggio di cintura nel Judo, che ha segnato un importante step di un percorso pluriennale. Questo progetto ha visto coinvolti Federsanità Anci Sicilia, l’Assessorato allo Sviluppo di Comunità e Pubblica Istruzione del Comune di Ragusa, alcuni Istituti Comprensivi e la sezione Judo della palestra Basaki, diretta dal Maestro di Judo Salvatore Baglieri, cintura nera 4° dan.

Inizialmente, ogni attore coinvolto aveva esigenze diverse: Federsanità Anci si era posta l’obiettivo dell’integrazione dei soggetti con sindrome di Down, il Comune si occupava degli stili di vita e dell’attività fisica per tutte le fasce d’età, mentre le Scuole affrontavano le problematiche legate al bullismo, ai comportamenti egocentrici e all’individualismo crescente nelle giovani generazioni.

Quest’esperienza ha visto protagonisti bambini a partire dai 4 anni, giovani, anziani ultra settantenni, soggetti con disabilità cognitiva e persone con sindrome di Down.

Il Judo, termine giapponese che significa “cedevolezza/adattamento” e “via”, rappresenta l’applicazione dei principi di cedevolezza ed adattamento non solo nella pratica sportiva, ma soprattutto nella vita quotidiana. Fondato da Jigoro Kano nel 1882, il Judo è considerato “educazione del corpo e dello spirito”, non solo una disciplina marziale. In Giappone, il Judo è considerato un fatto “culturale”, oltre che uno sport e un’arte marziale.

I risultati ottenuti attraverso questo percorso con i ragazzi delle Scuole, i soggetti con disabilità e le persone anziane sono stati straordinari. Il Judo ha avuto un impatto profondo sulla personalità, sul fisico, sulla mente, sulle relazioni interpersonali e sul benessere delle persone con disabilità cognitiva e con sindrome di Down. I genitori dei bambini e dei giovani sono stati i primi a testimoniare i cambiamenti avvenuti. Molti di loro, che inizialmente erano introversi, incerti, egocentrici ed egoisti, hanno imparato ad avere attenzione, ad interiorizzare le regole e a socializzare con gli altri. Altri bambini iperattivi hanno appreso l’importanza dell’autodisciplina e della socializzazione nel gruppo dei “pari”. Coloro che erano stati vittime di bullismo si sono trasformati e sono cresciuti sia psicologicamente che nelle relazioni.

I passaggi di cintura in questo percorso non sono stati solo un riconoscimento della pratica sportiva, ma soprattutto la constatazione di un salto di qualità umano e sociale. I partecipanti sono diventati punti di riferimento in classe e in palestra, aiutando gli altri, acquisendo sicure.