Sanità pubblica. Il Papa torna a difenderla: “È una ricchezza: non perderla, per favore, non perderla”.

Federsanità

Oltre 100 direttori generali di aziende sanitarie e ospedaliere guidati dalla presidente di Federsanità Tiziana Frittelli sono stati ricevuti oggi dal Papa. “Prossimità, integralità e bene comune”, questi i tre “antidoti” come li ha definiti il Pontefice, “con l’incoraggiamento a continuare a operare a servizio dei malati e dell’intera società”. “Tagliare le risorse per la sanità è un oltraggio all’umanità”, ha detto il Papa.

Ringrazio la Presidente per le sue parole. Ha citato San Giuseppe Moscati, un “buon samaritano” davvero, che ha saputo incarnare uno stile di cura integrale, nel territorio. Anche la vostra Confederazione, che riunisce le Aziende Sanitarie Locali, Ospedaliere, e gli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, insieme ai rappresentanti dell’Associazione dei Comuni Italiani, ha un forte legame con il territorio, in una dinamica continua di scambio tra locale, regionale e nazionale. Con il vostro impegno, contribuite a mantenere il rapporto tra centro e periferia, tra piccolo e grande, tessendo relazioni e promuovendo percorsi di integrazione socio-sanitaria e socio-assistenziale”, con queste parole Papa Francesco ha accolto oggi una delegazione di Federsanità Anci, guidata dalla presidente nazionale Tiziana Frittelli accompagnata dal Presidente del Consiglio nazionale di Anci Enzo Bianco, dall’Assessore alla Sanità del Lazio Alessio D’Amato e da oltre 100 direttori generali di Asl e Ospedali italiani.

Il Papa ha proseguito proponendo tre “antidoti” per aiutare a portare avanti la missione tracciata da Federsanità.

“Innanzitutto, la prossimità: è l’antidoto all’autoreferenzialità”. Per il Pontefice “Prossimità è vedere nel paziente un altro me stesso” e così spezzare “le catene dell’egoismo”, facendo cadere “il piedistallo sul quale a volte siamo tentati di salire e spinge a riconoscerci fratelli, a prescindere dalla lingua, dalla provenienza geografica, dallo status sociale o dalla condizione di salute”.

“Se nelle persone che incontriamo nelle corsie degli ospedali, nelle case di cura, negli ambulatori – ha detto Papa Francesco – riusciamo a scorgere prima di tutto dei fratelli e delle sorelle, cambia tutto: la “presa in carico” smette di essere una questione burocratica e diventa incontro, accompagnamento, condivisione”.

“Il nostro Dio, che è il Dio della prossimità – ha proseguito – ha scelto di assumere la nostra carne, non è un Dio distante, irraggiungibile. Cammina con noi, sulle strade dissestate di questo mondo, come ha fatto con i discepoli di Emmaus, che si mette in ascolto dello smarrimento, delle angosce, del grido di dolore di ciascuno. A noi chiede di fare lo stesso. E questo è tanto più importante quando ci si trova nella malattia e nella sofferenza”.

“Farsi prossimi significa anche abbattere le distanze, fare in modo che non ci siano malati di “serie A” e di “serie B”, mettere in circolo le energie e le risorse perché nessuno sia escluso dall’assistenza socio-sanitaria. E da qui quello che la Presidente ha ricordato sulla sanità pubblica: quando un Paese perde questa ricchezza che è la sanità pubblica, incomincia a fare distinzioni tra la popolazione, coloro che hanno accesso, che possono avere sanità, a pagamento, e coloro che sono senza servizio sanitario. Per questo è una ricchezza vostra, qui in Italia, la sanità pubblica: non perderla, per favore, non perderla!”. Ha detto ancora il Papa.

“L’integralità, che si oppone alla frammentazione e alla parzialità”, questo il secondo antidoto proposto dal Papa che ha sottolineato: “Se tutto è connesso, dobbiamo anche ripensare il concetto di salute in un’ottica integrale, che abbracci tutte le dimensioni della persona. Senza nulla togliere al valore delle competenze specifiche, curare un malato significa considerare non solo una certa sua patologia, ma la sua condizione psicologica, sociale, culturale e spirituale: il tutto”.

“Quando Gesù guarisce qualcuno, oltre ad estirpare dal suo corpo il male fisico, gli restituisce la dignità, reintroducendolo nella società, dandogli una nuova vita. Naturalmente questo lo può fare solo Lui, ma l’atteggiamento, l’approccio alla persona è modello per noi. Una visione olistica della cura contribuisce a contrastare la “cultura dello scarto”, che esclude quanti, per diversi motivi, non rispondono a certi canoni”, ha detto il Pontefice che ha rimarcato come “Quello che non serve è fuori. Usa e getta, a tutti i livelli. In una società che rischia di vedere i malati come un peso, un costo, occorre rimettere al centro ciò che non ha prezzo, non si compra e non si vende, cioè la dignità della persona. Le patologie possono segnare il corpo, confondere i pensieri, togliere le forze, ma non potranno mai annullare il valore della vita umana, che va tutelata sempre, dal concepimento alla fine naturale. Auspico che la ricerca e le varie professioni sanitarie abbiano sempre questo orizzonte”.

E il terzo antidoto proposto è il bene comune, “come rimedio al perseguire interessi di parte”. “Anche in campo sanitario – ha detto il Papa – è frequente la tentazione di far prevalere vantaggi economici o politici di qualche gruppo a discapito della maggior parte della popolazione”.

E questo, secondo il Papa, “vale anche sul piano dei rapporti internazionali”. “Il diritto fondamentale alla tutela della salute (il Papa ha qui citato la Nuova Carta degli Operatori Sanitari) – «attiene al valore della giustizia, secondo il quale non ci sono distinzioni di popoli e nazioni, tenuto conto delle oggettive situazioni di vita e di sviluppo dei medesimi, nel perseguimento del bene comune, che è contemporaneamente bene di tutti e di ciascuno».

“La pandemia – ha aggiunto Papa Francesco – ci ha insegnato che il “si salvi chi può” si traduce rapidamente nel “tutti contro tutti”, allargando la forbice delle disuguaglianze e aumentando la conflittualità. Occorre invece lavorare perché tutti abbiano accesso alle cure, perché il sistema sanitario sia sostenuto e promosso, e perché continui ad essere gratuito. Tagliare le risorse per la sanità è un oltraggio all’umanità”.

Intervenendo davanti al Pontefice la presidente Frittelli ha voluto innanzitutto ringraziare il Papa “per l’attenzione e la considerazione” che “porta al Servizio sanitario pubblico che, per vocazione, ha nei principi di universalità, eguaglianza ed equità di accesso alla cura i propri tratti distintivi e costitutivi”.

“Il periodo che abbiamo vissuto negli ultimi due anni di gestione della pandemia è stato particolarmente complesso. I nostri Ospedali – ha detto la presidente di Federsanità – con personale medico, sanitario, amministrativo e professionale hanno garantito faticosamente e con sacrificio l’ordinaria assistenza e cura a tutti i pazienti e contestualmente abbiamo riservato dedizione ed attenzione ai malati Covid”.

“La generosità ed il coraggio mostrati dal nostro personale nelle ore più dure della crisi pandemica, sono ancora vivi e ben presenti in noi, Direttori Generali, che abbiamo avuto la grande responsabilità di gestire le strutture sanitarie in quelle settimane drammatiche. Situazione che ancora oggi – ha detto ancora Frittelli – dobbiamo gestire benché in un nuovo contesto grazie alla massiccia campagna di vaccinazione”.

Frittelli ha poi ricordato che nei lunghissimi mesi di pandemia, Federsanità “ha sempre lavorato nella convinzione che il valore più grande da preservare e valorizzare fosse quello dell’alleanza tra professionisti e istituzioni, tra ospedale e territorio, tra operatori sanitari e cittadini nell’ottica di una sanità responsabile”.

E ha quindi richiamato il monito del Papa dello scorso 4 marzo: “Conservate e difendete la sanità pubblica” è scolpito nelle nostre menti e nei nostri cuori nella radicata convinzione che “preservare l’universalismo del Servizio Sanitario pubblico sia la strada giusta per vincere la sfida delle disuguaglianze sociali ed economiche”.

“Solo così – ha sottolineato Frittelli – potremo garantire l’accesso ai servizi di assistenza per tutti, assicurando la coesione sociale del Paese e contribuendo a rendere il tema della sanità centrale rispetto alla programmazione nazionale”.

“E’ questo che noi Direttori generali di ASL e Aziende ospedaliere cerchiamo umilmente di fare ogni giorno, affrontando la sfida dei nuovi bisogni di salute e della presa in carico delle comunità per le quali operiamo, tra l’altro in un periodo storico che vede l’aumento delle malattie croniche e delle fragilità sociali quale primo banco di prova”.

E poi la citazione di Giuseppe Moscati ripresa nel suo intervento dal Papa “il dolore va trattato non come un guizzo o una contrazione muscolare, ma come il grido di un’anima, a cui un altro fratello, il medico, accorre con l’ardenza dell’amore, la carità”.

“Ecco – ha concluso Frittelli – noi siamo fortemente convinti che la salute sia un bene relazionale e che il curare si manifesti nel mettere la persona in primo piano, essendo essa stessa valore di cura. Per tutto questo, e ispirandoci proprio al diritto alla salute come diritto universale dell’individuo, abbiamo pensato di offrire un nostro simbolico contributo, tramite Vostra Santità, per la ricostruzione di una struttura sanitaria pediatrica distrutta in Ucraina durante questa drammatica guerra”.

E al termine dell’udienza l’Assessore D’Amato ha sottolineato cme l’incontro sia stato “un’esperienza unica in cui è stata ribadita l’importanza del sistema di sanità pubblica per la coesione sociale.  Il Papa ci ha donato un momento di altissima riflessione nel suo discorso sugli antidoti per ridurre le diseguaglianze e contro la cultura dello scarto. Tagliare le risorse alla sanità è un oltraggio all’umanità questo è stato il monito del Papa. Questa udienza ci ristora di due anni di duro e infaticabile lavoro di tutti i nostri operatori e le nostre operatrici e indica la strada da percorrere”.